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L'obesità è diventata, nel giro di pochi decenni, una delle patologie più gravi e diffuse delle società opulente. Colpisce sempre più in età infantile, riduce le aspettative di vita, è connessa a una serie di altre patologie la cui cura è estremamente costosa per i sistemi sanitari nazionali. Sempre più di frequente le risposte mediche all'obesità si accompagnano a interventi legislativi e regolamentari, che toccano la produzione degli alimenti, il loro confezionamento, le avvertenze, arrivando fino alla dissuasione e alla proibizione. Il volume prova a rispondere alla domanda: mangiare è un'attività che pone a rischio l'incolumità propria e del proprio patrimonio genetico al punto da richiedere interventi regolamentari? La risposta viene ricercata in un'ottica comparata, nel confronto tra l'esperienza statunitense e quella europea, e fa emergere l'esistenza di un "paternalismo alimentare" che inevitabilmente si scontra con la libertà di autodeterminare il proprio stile di vita e il soddisfacimento dei propri gusti in materia di cibo.